lunedì 24 ottobre 2016

La Mia Africa cap 4

LA MIA AFRICA

“Allora passiamo a prendervi domani tra le 12:00 e le 13:00 se ci fanno passare”
“Fra che vuol dire se vi fanno passare?”
“beh la Domenica mattina fino alle 13:00 non puoi uscire di casa, o meglio puoi uscire ma se esci devi pulire le strade”
Esatto, per quanto assurdo è così, in Burundi non esiste un sistema di pulizia strade, non ci sono gli operatori ecologici, i netturbini, gli spazzini o come cavolo vi piace chiamarli. La Domenica mattina chiunque esce di casa prima delle 13:00 si mette a pulire. Lo fa anche il Presidente del Burundi.
“sì vabbeh mica potranno obbligarmi” dico guardando dal finestrino della macchina le strade piene di militari con mitraglietta…
“ok nessun problema vi aspettiamo rinchiusi in casa finché non arrivate”
Alle 12:30 ci passarono a prendere ed andammo a casa di Francesco; in Burundi non c’è niente di automatizzato e qualsiasi lavoro fattibile da una macchina è fatto da un essere umano per cui alla sbarra di ingresso delle villette più carine c’è un tizio che solleva la canna di bambù usata come “passaggio a livello”, i cancelli vengono aperti da un ragazzetto che li apre quando arriva una macchina e in casa le famiglie che stanno meglio hanno sempre del personale che fa le pulizie. Per cui arrivati al cancello della casa di Francesco gli chiedo se dobbiamo chiamare chi sta dentro o ha le chiavi del cancello
“no no tranquilli ho il citofono” detto questo apre la portiera, agguanta un sasso e lo scaglia contro il cancello, un ragazzino richiamato dal rumore viene ed apre il cancello. Ah la tecnologia!
In casa mangiamo qualcosa e ci prepariamo per andare al matrimonio, c’è qualche ritardo perché un bicchiere si era rotto tagliando la lavatrice, nel senso che era caduto per terra un bicchiere e la lavatrice, la signora che li lava, aveva pestato un vetro tagliandosi, ma tutto si risolve alla svelta e siamo pronti a partire.
La cerimonia è bella, il rito è cattolico ma i canti sono diversi. Non so come dirlo, questi cori fatti da ragazzi di colore, ha tutto un che di affascinante e la cerimonia è molto bella, ed anche molto in francese che non conosco per cui capisco più o meno solo la parte dove arrivano a dire di sì. L’atmosfera è molto festosa, finita la cerimonia ripartiamo con le macchine per andare ai brindisi e siamo subito circondati da molti bambini festanti che sperano di ottenere un palloncino di quelli che abbiamo legati alle macchine.
Mi viene in mente la scena del camion con i lavoratori sul cassone che si menano e la parte malvagia del mio cervello si interroga come sarebbe promettere un palloncino al bambino che resta in piedi dopo una scazzottata. Censuro quella parte del cervello e li stacco tutti dandoglieli insieme, ovviamente scatta lo stesso la rissa perché i palloni sono meno dei bambini. Lo sapevo dovevo darne uno alla volta raccogliendo i soldi delle scommesse sui vari vincitori.
Comunque sia è ancora il primo pomeriggio ed è troppo presto per andare a cena e dove possiamo andare? È ovvio, dopo una matrimonio si va prima a fare i brindisi. Come funziona? In pratica in Burundi prima della cena ci si trova tutti insieme a brindare, ovviamente brindare non vuol dire solo bere anche se si fa, urca se si beve. In pratica siamo tutti seduti a dei tavoli, non viene servita una sola tartina ma il bicchiere viene sempre riempito ed in genere viene riempito in automatico con la prima cosa che hai chiesto. Io e Marco al primo giro prendemmo della birra per cui abbiamo bevuto per circa 5 ore solo birra senza mangiare nulla.
I brindisi sono veri e propri discorsi che fanno dei parenti o degli amici di famiglia, ogni brindisi dura almeno 20 minuti. In pratica uno si alza, prende il microfono e per 20 minuti racconta aneddoti di quando ha conosciuto lo sposo e la sposa, ovviamente nella loro lingua, e finendo promette di regalare agli sposi delle mucche, delle pecore o altri animali.
“Francesco ma quindi ti stanno regalando tutta questa roba?” chiedo stupefatto
“col cazzo, lo promettono e basta ma non ti regalano nulla di quello che dicono”
“in che senso”
“nel senso che è tradizione dire che regaleranno qualcosa ma poi non lo faranno, solo i parenti più stretti poi regalano davvero quello che dicono, gli altri lo fanno solo per farsi vedere. In teoria se tra un mese faccio un’altra festa chi ha fatto le promesse dovrebbe venire portando i regali ma in pratica non verrebbe nessuno”.
È una figata. In pratica uno si alza, dice quello che vuole, tutti applaudo anche se nessuno crede che manterrà quelle promesse, sembra un comizio elettorale italiano. Sono fortemente tentato di alzarmi e raccontare per 20 minuti i tornei di FIFA 2000 che io e Francesco facevamo mentre ripetevamo Diritto Commerciale e finire promettendo di regalar loro 2 vacche chianine, tutto rigorosamente detto in fiorentino ma ho già bevuto 4 bicchieri di birra a stomaco vuoto ed impasto praticamente ogni parola per cui desisto. In compenso le mie qualità di ballerino sono decollate.
Ogni brindisi infatti è alternato ad un ballo tipico o burundese o rwandese, oppure dal suono dei meravigliosi tamburi del Burundi. Io ho bevuto, tanto, siamo solo in 4 bianchi ed io sono l’unico con i capelli rossi… le ballerine chi avranno invitato praticamente ad ogni ballo? Esatto, passo le 5 ore dei brindisi bevendo e ballando, ballando e bevendo. Sono distrutto, per fortuna decidono di terminare i brindisi in anticipo, avrebbero potuto continuare anche tutta la notte, io sarei morto prima.
“ed ora andiamo tutti a cena”
“come a cena? Non è finita qui?” chiedo terrorizzato
“no no ora c’è la cena, poi si balla e domani ci sono di nuovo altri brindisi”

L’occhio si fa vitreo e inizio a dubitare di arrivare alla fine di questo matrimonio.

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