lunedì 10 ottobre 2016

La Mia Africa cap 3

LA MIA AFRICA

“Marco a che ora passano a prenderci?”
“hanno detto alle 9:00 così facciamo colazione assieme”
Alle 14:30 arrivò Francesco a prenderci. È così, bisogna farsene una ragione, i negri sono terroni all’ennesima potenza. Se ve lo dico io potete fidarvi, sono terrone fino all’osso, ecco loro di più. Fissano un’ora e prima di 2 ore dopo non li vedi, la colazione la fai all’ora di pranzo, pranzo nel tardo pomeriggio, cena in genere direttamente il giorno dopo. Un giorno siamo andati a cena direttamente alle 2:00 di notte.
Comunque sia facciamo questa colazione pranzo alle 14:30, credo che gli inglesi abbiano inventato il brunch in vacanza in Africa, e prepariamo le ultime cose per il matrimonio del giorno dopo. Io e Francesco andiamo a cercare delle persone che finiscano di preparare le sedie nel luogo dei brindisi, il matrimonio in Burundi è molto articolato e lo affronteremo in seguito, comunque sia si parte. C’è una strada di Bujumbura dove tutti quelli che hanno un camion e tutti quelli senza lavoro si trovano per venire ingaggiati a cottimo. Ti presenti lì fissi un prezzo con il proprietario del camion e dici che ti servono 5 persone, a quel punto in 30 salgono sul cassone dietro e cominciano a guardarsi con l’espressione “io sono salito tra i primi 5”. La questione in genere si dirime a spinte e sganassoni finché sul camion non restano in 6, quelli ormai sono amici e non se la sentono di spingersi giù, guardano quello del camion come per dire “dai alla fine 6 è uguale”, lui guarda chi dà il lavoro e se quello dice di no agguanta un badile e sloggia il sesto in pochi secondi.
Con i lavoratori andammo a caricare le sedie per portarle in un Club Med dismesso sulle rive del Lago Tanganica, comprato da un napoletano che lo aveva ristrutturato e ci organizzava le feste. Lì affrontai per la prima volta il dramma della lotta sindacale in Burundi. Noi avevamo assunto i lavoratori per 1 dollaro per 4 ore di lavoro, Gaia, l’altra sorella di Francesco, aveva dato ad altri lavoratori 1 dollaro per due ore di lavoro. A questo punto i primi smisero di lavorare e partirono proteste e cortei, provai a portare la pace facendo l’esempio degli operai dell’ultima ora del Vangelo, al secondo schiaffo decidemmo di alzare la paga ai primi. Mi convinsi che Gesù non aveva mai avuto a che fare con i sindacati.
Finiti i preparativi passammo il pomeriggio in riva al lago a fare il bagno. Il lago Tanganica è enorme, è talmente grande che ha le onde. Sembra assurdo per un lago ma è vero.
“Fra ma non ci sono mica coccodrilli qua vero?”
“no figurati, i coccodrilli evitano la confusione e poi tutte le mattine il proprietario spara nell’acqua per mandarli via”.
Ora non so come la vediate voi, ma se ti senti in dovere di sparare tutte le mattine nell’acqua di un lago per cacciarne i coccodrilli tutta questa sicurezza non devi averla. Comunque sia facemmo il bagno, io per un meccanismo inconscio cercavo di essere sempre quello meno a largo, probabilmente sperando di riuscire a scappare appena avessi visto qualcuno sparire sotto il pelo dell’acqua. Il mio terrore più grande era che eravamo solo in 3 bianchi e continuava a venirmi a mente la barzelletta del coccodrillo che non mangiava il negro perché il dottore gli aveva detto di mangiare in bianco. Sperai non esistessero dei dottori per i coccodrilli. Comunque sia dopo poco ci trasferimmo nella piscina, non si sa mai.
“toh guarda il tramonto”. Buio. Questa cosa devo ancora capirla, la terra è sferica, il sole, l’equatore, non lo so non ci ho capito nulla ma è vero, più ti avvicini all’equatore e più i tramonti e le albe sono veloci. Vedi che il sole inizia a calare, ti chini a prendere la macchina fotografica per fare una foto ed appena rialzi lo sguardo è buio pesto. Fare il bagno in un lago con possibili coccodrilli però ci aveva come tranquillizzato, fino a quel momento eravamo stati un po’ timorosi di tutto, sapere di aver “affrontato” una cosa così “spaventosa” ci aveva dato coraggio
“come mai quella nuvoletta nera si muove così veloce?”
“veramente sono zanzare”
“ok ragazzi si è fatta un certa, io sarei per andare a cena”
Ovviamente andammo a cena nel miglior ristorante della città, che per noi era comunque economicissimo, e mangiammo del buonissimo pesce del lago, solo che io e Marco non eravamo vestiti particolarmente bene, anzi direi proprio da straccioni. Ora che ci penso durante tutto questo viaggio le situazioni più imbarazzanti, rischiose, assurde le ho vissute con Marco, credo sia un bene che abbia evitato ulteriori viaggi con lui.
Comunque sia era un ristorante elegante e noi eravamo vestiti da straccioni, sandali e pantaloni corti
“Francesco non possiamo venire a mangiare così, riportaci a casa e ci cambiamo”
“tranquillo siete bianchi”
“che c’entra?”
“anche noi siamo razzisti e sappiamo che un negro vestito come voi non ha soldi e quindi non viene fatto entrare mentre voi anche vestiti così vi fanno entrare”
Era strano essere dal lato giusto del razzismo pur stando dal lato sbagliato. Comunque sia non ci dissero una parola ed entrammo. Eravamo a cena con un amico del babbo di Francesco, un ministro o un ex ministro, non capii bene, comunque sia fu una cena gradevolissima dove tutti parlammo francese. Ovviamente non so il francese.
Finita la cena Francesco raccontò al nostro ospite il divertentissimo pomeriggio con il bagno al lago, l’uomo gli disse qualcosa e Francesco sbiancò. Beh sbiancò, non so quanto possa sbiancare un negro…
“Fra che ha detto?”
“ha detto che siamo degli idioti perché il lago è infestato di coccodrilli”
“ok ragazzi si è fatta una certa, io andrei”.

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