lunedì 31 ottobre 2016

I Trombini Perugina

I TROMBINI PERUGINA

“Un bacio è un apostrofo rosa tra le parole t'amo” “Amore non è guardarci l'un l'altro, ma guardare insieme nella stessa direzione” sì va bene sono belle frasi, ma che palle. Sinceramente i Baci Perugina hanno un po’ stancato con le loro frasi alla melassa, ti sale la glicemia solo a leggere la frase già prima di mangiare il cioccolatino. Ovviamente anche alla Perugina si devono essere resi conto che la cosa si stava facendo noiosa e ripetitiva ed hanno provato a correre ai ripari con: “i biglietti più belli scritti da voi”…
Terrore e spavento.
Roba del tipo “mi basta guardarti negli occhi e iniziare a volare” o “il mio mondo è il sorriso sulle tue labbra…”. Ma davvero qualcuno trova queste frasi romantiche? Cioè se escludiamo i sedicenni in piena tempesta ormonale che per scopare imparerebbero a dire “sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa” al contrario e ruttando (che poi mi chiedo perché dovrebbero farlo), comunque escluso questi davvero qualcuno si sente smosso o ispirato al romanticismo da queste pochezze?
Ovviamente no, per questo Perugina ha abbandonato anche queste frasi e si è affidata ad un giovane poeta che sa parlare al cuore dei giovani: Fedez. Ci rendiamo conto? FEDEZ. Le frasi d’amore sono pezzi delle canzoni di Fedez, roba del tipo: “il silenzio fa rumore quando è il cuore a parlare” o “fuori è magnifico, sì ma tu un po’ di più”. Chiedere a Fedez di scrivere frasi d’amore sui Baci è come chiedere all’imbianchino di casa mia di restaurare la Cappella Sistina. Certo è anche bravo nel suo e nel bagno mi ha fatto uno spatolato che levati, ma sinceramente non ce lo vedo proprio.
No via la Perugina a mio avviso deve osare, deve cambiare rotta, deve provare a fare qualcosa veramente di rottura. Non le chiedo di cambiare prodotto o di stravolgerlo, ma di farne uno nuovo da affiancare ai tradizionali e un tantino noiosi Baci, che si rivolga a giovani coppie dinamiche che hanno conati di vomito a leggere le frasi di Fedez. La mia proposta è i “Trombini Perugina”. Come fare il cioccolatino dentro non mi interessa, questo son bravi da soli a farlo. L’innovazione che propongo è nella confezione.
In pratica dividiamo questi Trombini in due sottocategorie, gli “Zozzini” e i “Kamasutrini”.
I primi contengono le frasi tipiche dei giovani di ora, quelle con cui ci si offre o si chiede qualcosa all’altro sesso, cose del tipo “ora girati che si fa da dietro”, insomma che strizzi l’occhio a un nuovo romanticismo. Che poi la figata è che potrebbero essere differenziati da regione a regione con le varie inflessioni dialettali. Ciò consentirebbe di avere molte più frasi, di avere un pubblico destinatario ben definito e scatenerebbe i collezionisti a cercare le varie versioni.
Immaginatevi a Firenze un “mettiti a buco pillonzi” o ad Arezzo un “acoviti che ti inzoprello” o ancora nella patria per eccellenza della poesia contemporanea che è Livorno con frasi del tipo “te lo butto nel caapranzi di brutto”. Sarebbe un tripudio, un successo assicurato, si tratta solo di vincere magari quelle iniziali resistenze che tutte le grandi rivoluzioni devono travolgere.
I secondi invece sarebbero muti ma con disegni che suggeriscono le posizioni per un sano e divertente quarto d’ora di ginnastica a due… vabbeh facciamo 5 minuti sigaretta compresa. Comunque sia ho già pronta anche la pubblicità, provate ad immaginarvela, una giovane coppietta a letto che discute:
“allora che si fa?” chiede lei con sguardo sognante
“io sarei anche per trombare” si sa gli uomini non hanno particolarmente tatto in questi frangenti
“hmm proprio della gran poesia, sarei per candidarti al Nobel per la letteratura con Bob Dylan” risponde lei acida
“hai ragione scusami” nel dubbio lui sa che è sempre un bene scusarsi
Dopo circa 35 secondi di silenzio lui continua
“ma quindi non si tromba?”
“ecco, se anche avessi avuto voglia, ormai me l’hai fatta passare del tutto. Buona notte” lei si gira e si addormenta.
La sera dopo il copione si ripete ma questa volta lui ha seguito il consiglio di un suo amico più furbo per cui:
“allora che si fa?” dice lei con aria sempre sognante, ma decisamente meno del giorno prima
“non so” dice lui vago “ti andrebbe di provare un nuovo cioccolatino della Perugina?”
“la Perugina ha fatto dei nuovi cioccolatini?”
“sì certo, si chiamano Kamasutrini, sono squisiti”
“Kamasutrini? Ma è un nome delizioso. Cosa significa?”
“ah non ne ho proprio idea” dice lui sornione, dopo di ché prende un cioccolatino e lo porge a lei, lei lo apre, assaggia la cioccolata e vede che al posto di una terrificante frase di Fedez c’è un grazioso disegno di due che si ingroppano come se non ci fosse un domani. Sorride spenge la luce ed il resto possiamo immaginarlo da soli.
Insomma questa è la mia idea per una nuova serie di cioccolatini della Perugina, se pensano che l’idea sia valida e vogliono chiamarmi per svilupparla sono disponibile, per evitare però che mi freghino l’idea si sappia che “Trombini”, “Zozzini” e “Kamasutrini” sono nomi che ho già registrato.

Intanto mentre aspetto il contratto faraonico che mi proporranno “aperc arpac al acnap al ottos apnac arpac al acnap al arpos”, il rutto dovete immaginarvelo finché non imparo a mettere il sonoro.

lunedì 24 ottobre 2016

La Mia Africa cap 4

LA MIA AFRICA

“Allora passiamo a prendervi domani tra le 12:00 e le 13:00 se ci fanno passare”
“Fra che vuol dire se vi fanno passare?”
“beh la Domenica mattina fino alle 13:00 non puoi uscire di casa, o meglio puoi uscire ma se esci devi pulire le strade”
Esatto, per quanto assurdo è così, in Burundi non esiste un sistema di pulizia strade, non ci sono gli operatori ecologici, i netturbini, gli spazzini o come cavolo vi piace chiamarli. La Domenica mattina chiunque esce di casa prima delle 13:00 si mette a pulire. Lo fa anche il Presidente del Burundi.
“sì vabbeh mica potranno obbligarmi” dico guardando dal finestrino della macchina le strade piene di militari con mitraglietta…
“ok nessun problema vi aspettiamo rinchiusi in casa finché non arrivate”
Alle 12:30 ci passarono a prendere ed andammo a casa di Francesco; in Burundi non c’è niente di automatizzato e qualsiasi lavoro fattibile da una macchina è fatto da un essere umano per cui alla sbarra di ingresso delle villette più carine c’è un tizio che solleva la canna di bambù usata come “passaggio a livello”, i cancelli vengono aperti da un ragazzetto che li apre quando arriva una macchina e in casa le famiglie che stanno meglio hanno sempre del personale che fa le pulizie. Per cui arrivati al cancello della casa di Francesco gli chiedo se dobbiamo chiamare chi sta dentro o ha le chiavi del cancello
“no no tranquilli ho il citofono” detto questo apre la portiera, agguanta un sasso e lo scaglia contro il cancello, un ragazzino richiamato dal rumore viene ed apre il cancello. Ah la tecnologia!
In casa mangiamo qualcosa e ci prepariamo per andare al matrimonio, c’è qualche ritardo perché un bicchiere si era rotto tagliando la lavatrice, nel senso che era caduto per terra un bicchiere e la lavatrice, la signora che li lava, aveva pestato un vetro tagliandosi, ma tutto si risolve alla svelta e siamo pronti a partire.
La cerimonia è bella, il rito è cattolico ma i canti sono diversi. Non so come dirlo, questi cori fatti da ragazzi di colore, ha tutto un che di affascinante e la cerimonia è molto bella, ed anche molto in francese che non conosco per cui capisco più o meno solo la parte dove arrivano a dire di sì. L’atmosfera è molto festosa, finita la cerimonia ripartiamo con le macchine per andare ai brindisi e siamo subito circondati da molti bambini festanti che sperano di ottenere un palloncino di quelli che abbiamo legati alle macchine.
Mi viene in mente la scena del camion con i lavoratori sul cassone che si menano e la parte malvagia del mio cervello si interroga come sarebbe promettere un palloncino al bambino che resta in piedi dopo una scazzottata. Censuro quella parte del cervello e li stacco tutti dandoglieli insieme, ovviamente scatta lo stesso la rissa perché i palloni sono meno dei bambini. Lo sapevo dovevo darne uno alla volta raccogliendo i soldi delle scommesse sui vari vincitori.
Comunque sia è ancora il primo pomeriggio ed è troppo presto per andare a cena e dove possiamo andare? È ovvio, dopo una matrimonio si va prima a fare i brindisi. Come funziona? In pratica in Burundi prima della cena ci si trova tutti insieme a brindare, ovviamente brindare non vuol dire solo bere anche se si fa, urca se si beve. In pratica siamo tutti seduti a dei tavoli, non viene servita una sola tartina ma il bicchiere viene sempre riempito ed in genere viene riempito in automatico con la prima cosa che hai chiesto. Io e Marco al primo giro prendemmo della birra per cui abbiamo bevuto per circa 5 ore solo birra senza mangiare nulla.
I brindisi sono veri e propri discorsi che fanno dei parenti o degli amici di famiglia, ogni brindisi dura almeno 20 minuti. In pratica uno si alza, prende il microfono e per 20 minuti racconta aneddoti di quando ha conosciuto lo sposo e la sposa, ovviamente nella loro lingua, e finendo promette di regalare agli sposi delle mucche, delle pecore o altri animali.
“Francesco ma quindi ti stanno regalando tutta questa roba?” chiedo stupefatto
“col cazzo, lo promettono e basta ma non ti regalano nulla di quello che dicono”
“in che senso”
“nel senso che è tradizione dire che regaleranno qualcosa ma poi non lo faranno, solo i parenti più stretti poi regalano davvero quello che dicono, gli altri lo fanno solo per farsi vedere. In teoria se tra un mese faccio un’altra festa chi ha fatto le promesse dovrebbe venire portando i regali ma in pratica non verrebbe nessuno”.
È una figata. In pratica uno si alza, dice quello che vuole, tutti applaudo anche se nessuno crede che manterrà quelle promesse, sembra un comizio elettorale italiano. Sono fortemente tentato di alzarmi e raccontare per 20 minuti i tornei di FIFA 2000 che io e Francesco facevamo mentre ripetevamo Diritto Commerciale e finire promettendo di regalar loro 2 vacche chianine, tutto rigorosamente detto in fiorentino ma ho già bevuto 4 bicchieri di birra a stomaco vuoto ed impasto praticamente ogni parola per cui desisto. In compenso le mie qualità di ballerino sono decollate.
Ogni brindisi infatti è alternato ad un ballo tipico o burundese o rwandese, oppure dal suono dei meravigliosi tamburi del Burundi. Io ho bevuto, tanto, siamo solo in 4 bianchi ed io sono l’unico con i capelli rossi… le ballerine chi avranno invitato praticamente ad ogni ballo? Esatto, passo le 5 ore dei brindisi bevendo e ballando, ballando e bevendo. Sono distrutto, per fortuna decidono di terminare i brindisi in anticipo, avrebbero potuto continuare anche tutta la notte, io sarei morto prima.
“ed ora andiamo tutti a cena”
“come a cena? Non è finita qui?” chiedo terrorizzato
“no no ora c’è la cena, poi si balla e domani ci sono di nuovo altri brindisi”

L’occhio si fa vitreo e inizio a dubitare di arrivare alla fine di questo matrimonio.

lunedì 17 ottobre 2016

La Sindrome del Braccio Corto

LA SINDROME DEL BRACCIO CORTO

La sindrome del braccio corto è una malattia che colpisce il 99,99% della popolazione mondiale.
Il mondo si divide in destrimani e mancini, i destrimani sono la maggioranza e rappresentano la norma, lo standard e come tutto ciò che è norma rappresentano anche il vero, il bello e il giusto. Quando uno è abile si dice che ha destrezza, quando non lo è si dice maldestro, quando conosci una persona ti stringi la destra, il Figlio siede alla destra del Padre. Il mondo è fatto per destri, tutte le luci, gli strumenti da disegno, le penne stilografiche sono per natura per destrimani. I mancini usando la sinistra sono, per antitesi, abbinati a tutti aspetti negativi, un tiro mancino è una cosa brutta, un sinistro è un incidente, un tipo sinistro è uno poco raccomandabile, i mancini scrivono con la mano del diavolo e sono malvisti. Probabilmente è per questo che la fede nuziale si mette a sinistra, perché sposarsi è un grosso errore.
Un tempo i mancini venivano corretti a forza, poi tollerati ed ora quasi considerati normali, addirittura un’azienda americana è diventata straricca facendo oggetti appositi per mancini. Insomma i mancini sono una minoranza più o meno accettata come i gay, gli emigranti e gli assessori al bilancio del Comune di Roma. Ovviamente sono mancino.
La somma di destrimani e mancini è circa il 99,99% della popolazione mondiale, c’è poi uno 0,01% che sono ambidestri. Significa che sono “destri” anche con la sinistra, sono talmente abili da poter fare qualunque cosa sia con la mano sinistra che con la mano destra. Abilità non da poco quando navigate su certi siti ed avete la destra sul mouse o quando vi fa male il polso. Inutile dire che li odio.
Ecco io ho scoperto di essere in realtà ambimancino, ovvero con la destra riesco a fare le cose di merda esattamente come con la sinistra. Sono dotato di due mani mancine incapaci, e vi garantisco che non serve a un cazzo. Non so disegnare, non ho doti artistiche in nessun campo, e scrivo talmente male che quando firmo qualche modulo la signorina allo sportello in genere mi dice “ah dottore non l’avevo riconosciuta, sa che ho un mal di schiena terrificante? Cosa potrei farci?”. In genere a quel punto segno una ricetta caso.

Comunque sia il fatto è che quasi nessuno è perfettamente ambidestro per questo motivo tutti soffriamo della sindrome del braccio corto. Se non ci credete provate a lavarvi i denti con la mano che di solito non usate, se vi va bene vi scorticherete le gengive altrimenti righerete direttamente gli occhiali. A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi “ma che c’entra il braccio corto?” beh quello lo scoprirete facendo altro con la mano diversa. In bagno, nell’intimità, dopo fatti i vostri bisogni fisiologici, provate a pulirvi o lavarvi con l’altro braccio. Non ci sono cazzi non ci arriva, è più corto dell’altro.

mercoledì 12 ottobre 2016

Il Matrimonio

IL MATRIMONIO

Mi girai verso mio babbo. Era seduto accanto a me, elegante in giacca e cravatta, anche lui si girò verso di me
“babbo mi sto cacando addosso”
“capisco, è l’emozione, non ci si sposa tutti i giorni”
“No, no mi sto proprio cacando addosso, dobbiamo tornare a casa”
“come a casa? La mamma è dentro non possiamo mica lasciarla qua e poi si fa tardi”
Eravamo parcheggiati davanti al Labardi un fioraio di Firenze molto rinomato e bravo, bravo… non ho la più pallida idea di cosa possa voler dire bravo per un fioraio, i fiori sono fiori, non ho idea di quale e quanta bravura serva a fare un mazzo di fiori però tutti erano concordi che loro fossero bravi e chi ero io per avere da obiettare, lo accettavo come posso accettare che Hawking sia bravo in fisica. Comunque sia mia mamma era scesa a prendere il bouquet per la sposa, in macchina eravamo rimasti io, mio babbo e Francesco il mio testimone di nozze. Dovevamo prendere i fiori e partire per Arezzo dove mi sarei sposato
“ho capito ma io così non arrivo nemmeno all’autostrada, figuriamoci ad Arezzo”
“prova ad entrare dal fioraio”
“come dal fioraio? Babbo non posso entrare dal fioraio e andare a fargliela nel loro bagno”
Mi guardò come dire “e allora te la fai addosso”. Uscii di macchina ed entrai con passo claudicante dal fioraio, con la fronte imperlata di sudore, come fui dentro venni accolto dai vari “lo sposo” “bravo” “evviva” delle persone dentro il negozio, io deglutendo ringraziai e chiesi dove fosse il bagno.
Entrai, era pieno di fiori anche quello, stretto e lungo, in fondo c’era un wc e un lavandino. Come ho avuto modo di dire altre volte i bagni che non sono il mio mi mettono a disagio ed ogni “avventura” che ci vivo non fa che aumentare questo disagio. Questo è un circolo vizioso che si auto alimenta perché il mio disagio mi ci fa vivere avventure sempre peggiori. Comunque sia arrivai al wc, lo pulii con la carta, misi ad un gancio la giacca nuova del vestito nuovo, mi slacciai la cintura nuova, calai i pantaloni nuovi del vestito nuovo fino alle scarpe nuove, abbassai le mutande nuove… cazzo avevo tutto nuovo nemmeno mi dovessi sposare… già stavo andando a sposarmi. Comunque sia mi sedetti e feci quel che dovevo fare.
Che situazione di merda, in tutti i sensi, vestito di tutto punto che cacavo dal fioraio mentre fuori mia mamma comprava il bouquet, iniziavano bene i ricordi di una giornata che doveva essere tra le più importanti che uno vive. Alla fine sono davvero poche le giornate che ricordi per sempre, la laurea, il matrimonio, la nascita dei figli e, immagino, il giorno in cui andrai in pensione… sempre se ci arrivi vivo e se il concetto di pensione esisterà ancora.
Vabbeh poche storie il mio l’avevo fatto, i fiori intorno a me morivano a ritmo sostenuto e non c’erano finestre, dovevo uscire alla svelta, mi pulii con la carta e… ops, non c’era un bidet. “cazzo non posso andare a sposarmi con il culo non lavato” pensai fra me e me. Ok ero ragionevolmente sicuro che nessuno mi avrebbe fatto domande su quel particolare aspetto, ma mi sarei sentito lo stesso a disagio. Beh c’era il lavandino, non era particolarmente alto, per cui mi ci lavai e mi girai per prendere le salviette grandi da mani oooops… non c’erano. Non era un bagno pubblico, era quello loro, dei proprietari e non avevano le salviette grosse. C’era il loro asciugamano del viso. Vabbeh quando mai sarei dovuto tornare dal Labardi in vita mia? Mi asciugai.
Uscii dal bagno mentre i fiori morivano chiedendo pietà, chiusi la porta e come vidi mia mamma con il mazzo di fiori pronto in mano l’agguantai al volo, mia madre non il mazzo di fiori, ed uscendo ad ampie falcate urlai

“grazie a tutti ma dobbiamo scappare o facciamo tardi” salii in macchina e partii sgommando.

lunedì 10 ottobre 2016

La Mia Africa cap 3

LA MIA AFRICA

“Marco a che ora passano a prenderci?”
“hanno detto alle 9:00 così facciamo colazione assieme”
Alle 14:30 arrivò Francesco a prenderci. È così, bisogna farsene una ragione, i negri sono terroni all’ennesima potenza. Se ve lo dico io potete fidarvi, sono terrone fino all’osso, ecco loro di più. Fissano un’ora e prima di 2 ore dopo non li vedi, la colazione la fai all’ora di pranzo, pranzo nel tardo pomeriggio, cena in genere direttamente il giorno dopo. Un giorno siamo andati a cena direttamente alle 2:00 di notte.
Comunque sia facciamo questa colazione pranzo alle 14:30, credo che gli inglesi abbiano inventato il brunch in vacanza in Africa, e prepariamo le ultime cose per il matrimonio del giorno dopo. Io e Francesco andiamo a cercare delle persone che finiscano di preparare le sedie nel luogo dei brindisi, il matrimonio in Burundi è molto articolato e lo affronteremo in seguito, comunque sia si parte. C’è una strada di Bujumbura dove tutti quelli che hanno un camion e tutti quelli senza lavoro si trovano per venire ingaggiati a cottimo. Ti presenti lì fissi un prezzo con il proprietario del camion e dici che ti servono 5 persone, a quel punto in 30 salgono sul cassone dietro e cominciano a guardarsi con l’espressione “io sono salito tra i primi 5”. La questione in genere si dirime a spinte e sganassoni finché sul camion non restano in 6, quelli ormai sono amici e non se la sentono di spingersi giù, guardano quello del camion come per dire “dai alla fine 6 è uguale”, lui guarda chi dà il lavoro e se quello dice di no agguanta un badile e sloggia il sesto in pochi secondi.
Con i lavoratori andammo a caricare le sedie per portarle in un Club Med dismesso sulle rive del Lago Tanganica, comprato da un napoletano che lo aveva ristrutturato e ci organizzava le feste. Lì affrontai per la prima volta il dramma della lotta sindacale in Burundi. Noi avevamo assunto i lavoratori per 1 dollaro per 4 ore di lavoro, Gaia, l’altra sorella di Francesco, aveva dato ad altri lavoratori 1 dollaro per due ore di lavoro. A questo punto i primi smisero di lavorare e partirono proteste e cortei, provai a portare la pace facendo l’esempio degli operai dell’ultima ora del Vangelo, al secondo schiaffo decidemmo di alzare la paga ai primi. Mi convinsi che Gesù non aveva mai avuto a che fare con i sindacati.
Finiti i preparativi passammo il pomeriggio in riva al lago a fare il bagno. Il lago Tanganica è enorme, è talmente grande che ha le onde. Sembra assurdo per un lago ma è vero.
“Fra ma non ci sono mica coccodrilli qua vero?”
“no figurati, i coccodrilli evitano la confusione e poi tutte le mattine il proprietario spara nell’acqua per mandarli via”.
Ora non so come la vediate voi, ma se ti senti in dovere di sparare tutte le mattine nell’acqua di un lago per cacciarne i coccodrilli tutta questa sicurezza non devi averla. Comunque sia facemmo il bagno, io per un meccanismo inconscio cercavo di essere sempre quello meno a largo, probabilmente sperando di riuscire a scappare appena avessi visto qualcuno sparire sotto il pelo dell’acqua. Il mio terrore più grande era che eravamo solo in 3 bianchi e continuava a venirmi a mente la barzelletta del coccodrillo che non mangiava il negro perché il dottore gli aveva detto di mangiare in bianco. Sperai non esistessero dei dottori per i coccodrilli. Comunque sia dopo poco ci trasferimmo nella piscina, non si sa mai.
“toh guarda il tramonto”. Buio. Questa cosa devo ancora capirla, la terra è sferica, il sole, l’equatore, non lo so non ci ho capito nulla ma è vero, più ti avvicini all’equatore e più i tramonti e le albe sono veloci. Vedi che il sole inizia a calare, ti chini a prendere la macchina fotografica per fare una foto ed appena rialzi lo sguardo è buio pesto. Fare il bagno in un lago con possibili coccodrilli però ci aveva come tranquillizzato, fino a quel momento eravamo stati un po’ timorosi di tutto, sapere di aver “affrontato” una cosa così “spaventosa” ci aveva dato coraggio
“come mai quella nuvoletta nera si muove così veloce?”
“veramente sono zanzare”
“ok ragazzi si è fatta un certa, io sarei per andare a cena”
Ovviamente andammo a cena nel miglior ristorante della città, che per noi era comunque economicissimo, e mangiammo del buonissimo pesce del lago, solo che io e Marco non eravamo vestiti particolarmente bene, anzi direi proprio da straccioni. Ora che ci penso durante tutto questo viaggio le situazioni più imbarazzanti, rischiose, assurde le ho vissute con Marco, credo sia un bene che abbia evitato ulteriori viaggi con lui.
Comunque sia era un ristorante elegante e noi eravamo vestiti da straccioni, sandali e pantaloni corti
“Francesco non possiamo venire a mangiare così, riportaci a casa e ci cambiamo”
“tranquillo siete bianchi”
“che c’entra?”
“anche noi siamo razzisti e sappiamo che un negro vestito come voi non ha soldi e quindi non viene fatto entrare mentre voi anche vestiti così vi fanno entrare”
Era strano essere dal lato giusto del razzismo pur stando dal lato sbagliato. Comunque sia non ci dissero una parola ed entrammo. Eravamo a cena con un amico del babbo di Francesco, un ministro o un ex ministro, non capii bene, comunque sia fu una cena gradevolissima dove tutti parlammo francese. Ovviamente non so il francese.
Finita la cena Francesco raccontò al nostro ospite il divertentissimo pomeriggio con il bagno al lago, l’uomo gli disse qualcosa e Francesco sbiancò. Beh sbiancò, non so quanto possa sbiancare un negro…
“Fra che ha detto?”
“ha detto che siamo degli idioti perché il lago è infestato di coccodrilli”
“ok ragazzi si è fatta una certa, io andrei”.