LA MIA AFRICA
Ci trasferimmo tutti al ristorante per la cena, le donne si erano
cambiate tutte, ora indossavano meravigliosi abiti color oro che fanno
risaltare le loro pelli d’ebano, gli uomini erano rimasti vestiti uguali, io
con quello che avevo bevuto e sudato mi facevo schifo da solo.
Devono arrivare gli sposi che si sono fermati a fare delle
foto, ci consegnano quei tubi con i coriandoli dentro che tirando la cordicina
li sparano in alto. Complice l’alcool tutti vogliamo averli per usarli fino a
che un nostro amico burundese ci dice
“si però aspettate, vado prima a chiedere il permesso ai
militari qua fuori”
“come il permesso? Sono coriandoli, serve il permesso per
lanciare i coriandoli?”
“no, per lanciare i coriandoli no, ma se lo scoppio viene
interpretato come degli spari i militari potrebbero correre qua”
D’un tratto l’idea di militari che entrano correndo e
sparando raffiche di mitra a casaccio falciando persone rende meno affascinante
utilizzare quegli aggeggi spara coriandoli, decido così ti passare il mio a
Marco che lo guarda come un ordigno sul punto di esplodere e lo passa ad un
altro. Il nostro amico rientra
“va bene si possono usare, l’importante è fare piano”
Come fare piano? Io tiro una cordicella ed il resto lo fa da
sé, non è una cosa controllata, non è che sto applaudendo e posso decidere
l’intensità con cui batto le mani, una volta tirata la corda la forza del botto
non è assolutamente determinata da me. Certo potrei poggiare il tubo per terra,
sdraiarmici sopra e poi tirare la corda attutendo lo scoppio con il mio corpo,
ma mi chiedo se a quel punto non sarebbe proprio meglio lasciar perdere la
cosa.
Comunque sia entrarono gli sposi, qualche temerario spara lo
stesso e con un penosissimo POF quasi inudibile 4 coriandoli di numero si
posano tristemente a terra dopo una parabola di 5 centimetri scarsi, mi trovo a
pregare che i militari entrino e sparino a chi li ha acquistati.
Ci sediamo ai tavoli per mangiare, la cena era a buffet,
nonostante il capo che ancora gira mi preparo a scattare come un centometrista
per lanciarmi sul buffet, arrivare dopo questi energumeni neri vuol dire non
mangiare. Resto assolutamente sorpreso, il buffet qua non funzione come in
Italia, i tavoli si alzano uno alla volta e vanno a servirsi per poi tornare a
sedere, quando un tavolo si è riseduto si alza un altro tavolo. Si parte dagli
sposi e i genitori, poi il tavolo dei parenti, poi quello dei testimoni e
quello degli amici favorendo sempre prima le persone più vecchie. Mi viene in
mente il matrimonio di mia sorella in cui alcuni parenti si erano praticamente
lanciati sui tavoli portandosi via interi metri quadrati di cibo con vassoi,
posate, tovaglie e anche un cameriere… mi trovo a riflettere su chi siano i
veri “selvaggi”.
Tocca al mio tavolo, senza fila o ressa andiamo
ordinatamente e prendiamo la nostra porzione tornando a sedere, cazzo l’ordine
e l’educazione è possibile se si vuole. Per il mangiare servirebbe un intero
capitolo apposito, ma non è ho un cazzo di voglia per cui scriverò qua un paio
di cazzate. Il cibo in Burundi non ha mezze misure, non c’è del cibo che è
abbastanza buono, no o è davvero molto buono o è veramente uno schifo. Il pesce
del lago Tanganica come il mukele o il sangala è buono, il pollo o roba simile
non esiste, le mucche… è pieno di mucche ma non credo le mangino, non ricordo
di averla mai mangiata, ma ripeto che sono state 2 settimane ad alto tasso
alcolico per cui potrei sbagliarmi, della manioca è commestibile sia la radice
che le foglie, con le foglie si fa una specie di spinaci che a dispetto di come
appaiono sono buoni la radice la trattano in modo che venga un bolo colloso, è
una merda immangiabile, lo mastichi per ore senza riuscire a ingoiarlo, ci puoi
fare le bolle. Penso che opportunamente modellato possa servire anche come
pallina antistress, pallina da squash e preservativo. La frutta è strepitosa,
le banane piccole del Burundi a vedersi non le daresti nemmeno alle scimmie,
piccole e per niente invitanti, la mangi e sono meravigliose, dolcissime e
gustose.
Comunque sia finito di mangiare e di ri-bere partono i
balli, questa volta nessun ballo tradizionale per fortuna, non perché siano
brutti, anzi, ma se devo ballare per altre 4 ore ininterrotte bevendo birra
potrei morire. Parte quindi normale musica da discoteca, le persone anziane se
ne vanno e restano solo i giovani. Tiriamo fino a tardi, ormai se ne sono
andati tutti, restiamo io, Marco, gli sposi che ci dovevano riportare a casa e
la parrucchiera della sposa. Ci sono dei lenti, la parrucchiera della sposa mi
abbraccia per ballare… oddio mi abbraccia, è un metro e venti centimetri, pesa
100 chili e ha un’ottava di seno, più che abbracciarmi diciamo che ci prova ad
abbracciarmi, io per educazione le agguanto con il braccio la testa e mi metto
a danzare con lei.
Ad un certo punto mi giro e vedo Marco che balla con una
ragazza carinissima, lo sto invidiando e lui lo capisce e si bulla della sua
compagna, lei si avvicina a lui e gli parla nell’orecchio, lui sbianca e mi
guarda
“che c’è Marco?”
“mi ha chiesto dei soldi per scoparla”
Non era un’invitata della festa era una prostituta che
avendo visto un ragazzo bianco e ben vestito ha provato ad acchiapparlo,
scoppiamo a ridere e lei se ne va dopo aver provato a richiedergli se pagava o
meno.
Torniamo a casa, siamo tritati, non ho idea di che ora sia
ma al solo pensiero che il giorno dopo dovremo replicare con i brindisi sono
preoccupato, anche Marco lo è, non so chi dei due abbia bevuto di più, nel
dubbio appena siamo nel nostro letto matrimoniale sotto la zanzariera gli
ricordo che ormai la sua occasione di sesso l’ha buttata e di non pensare
nemmeno di rifarsi con me. Non si sa mai, meglio mettere subito le cose in
chiaro.