lunedì 21 novembre 2016

La Mia Africa cap 5

LA MIA AFRICA

Ci trasferimmo tutti al ristorante per la cena, le donne si erano cambiate tutte, ora indossavano meravigliosi abiti color oro che fanno risaltare le loro pelli d’ebano, gli uomini erano rimasti vestiti uguali, io con quello che avevo bevuto e sudato mi facevo schifo da solo.
Devono arrivare gli sposi che si sono fermati a fare delle foto, ci consegnano quei tubi con i coriandoli dentro che tirando la cordicina li sparano in alto. Complice l’alcool tutti vogliamo averli per usarli fino a che un nostro amico burundese ci dice
“si però aspettate, vado prima a chiedere il permesso ai militari qua fuori”
“come il permesso? Sono coriandoli, serve il permesso per lanciare i coriandoli?”
“no, per lanciare i coriandoli no, ma se lo scoppio viene interpretato come degli spari i militari potrebbero correre qua”
D’un tratto l’idea di militari che entrano correndo e sparando raffiche di mitra a casaccio falciando persone rende meno affascinante utilizzare quegli aggeggi spara coriandoli, decido così ti passare il mio a Marco che lo guarda come un ordigno sul punto di esplodere e lo passa ad un altro. Il nostro amico rientra
“va bene si possono usare, l’importante è fare piano”
Come fare piano? Io tiro una cordicella ed il resto lo fa da sé, non è una cosa controllata, non è che sto applaudendo e posso decidere l’intensità con cui batto le mani, una volta tirata la corda la forza del botto non è assolutamente determinata da me. Certo potrei poggiare il tubo per terra, sdraiarmici sopra e poi tirare la corda attutendo lo scoppio con il mio corpo, ma mi chiedo se a quel punto non sarebbe proprio meglio lasciar perdere la cosa.
Comunque sia entrarono gli sposi, qualche temerario spara lo stesso e con un penosissimo POF quasi inudibile 4 coriandoli di numero si posano tristemente a terra dopo una parabola di 5 centimetri scarsi, mi trovo a pregare che i militari entrino e sparino a chi li ha acquistati.
Ci sediamo ai tavoli per mangiare, la cena era a buffet, nonostante il capo che ancora gira mi preparo a scattare come un centometrista per lanciarmi sul buffet, arrivare dopo questi energumeni neri vuol dire non mangiare. Resto assolutamente sorpreso, il buffet qua non funzione come in Italia, i tavoli si alzano uno alla volta e vanno a servirsi per poi tornare a sedere, quando un tavolo si è riseduto si alza un altro tavolo. Si parte dagli sposi e i genitori, poi il tavolo dei parenti, poi quello dei testimoni e quello degli amici favorendo sempre prima le persone più vecchie. Mi viene in mente il matrimonio di mia sorella in cui alcuni parenti si erano praticamente lanciati sui tavoli portandosi via interi metri quadrati di cibo con vassoi, posate, tovaglie e anche un cameriere… mi trovo a riflettere su chi siano i veri “selvaggi”.
Tocca al mio tavolo, senza fila o ressa andiamo ordinatamente e prendiamo la nostra porzione tornando a sedere, cazzo l’ordine e l’educazione è possibile se si vuole. Per il mangiare servirebbe un intero capitolo apposito, ma non è ho un cazzo di voglia per cui scriverò qua un paio di cazzate. Il cibo in Burundi non ha mezze misure, non c’è del cibo che è abbastanza buono, no o è davvero molto buono o è veramente uno schifo. Il pesce del lago Tanganica come il mukele o il sangala è buono, il pollo o roba simile non esiste, le mucche… è pieno di mucche ma non credo le mangino, non ricordo di averla mai mangiata, ma ripeto che sono state 2 settimane ad alto tasso alcolico per cui potrei sbagliarmi, della manioca è commestibile sia la radice che le foglie, con le foglie si fa una specie di spinaci che a dispetto di come appaiono sono buoni la radice la trattano in modo che venga un bolo colloso, è una merda immangiabile, lo mastichi per ore senza riuscire a ingoiarlo, ci puoi fare le bolle. Penso che opportunamente modellato possa servire anche come pallina antistress, pallina da squash e preservativo. La frutta è strepitosa, le banane piccole del Burundi a vedersi non le daresti nemmeno alle scimmie, piccole e per niente invitanti, la mangi e sono meravigliose, dolcissime e gustose.
Comunque sia finito di mangiare e di ri-bere partono i balli, questa volta nessun ballo tradizionale per fortuna, non perché siano brutti, anzi, ma se devo ballare per altre 4 ore ininterrotte bevendo birra potrei morire. Parte quindi normale musica da discoteca, le persone anziane se ne vanno e restano solo i giovani. Tiriamo fino a tardi, ormai se ne sono andati tutti, restiamo io, Marco, gli sposi che ci dovevano riportare a casa e la parrucchiera della sposa. Ci sono dei lenti, la parrucchiera della sposa mi abbraccia per ballare… oddio mi abbraccia, è un metro e venti centimetri, pesa 100 chili e ha un’ottava di seno, più che abbracciarmi diciamo che ci prova ad abbracciarmi, io per educazione le agguanto con il braccio la testa e mi metto a danzare con lei.
Ad un certo punto mi giro e vedo Marco che balla con una ragazza carinissima, lo sto invidiando e lui lo capisce e si bulla della sua compagna, lei si avvicina a lui e gli parla nell’orecchio, lui sbianca e mi guarda
“che c’è Marco?”
“mi ha chiesto dei soldi per scoparla”
Non era un’invitata della festa era una prostituta che avendo visto un ragazzo bianco e ben vestito ha provato ad acchiapparlo, scoppiamo a ridere e lei se ne va dopo aver provato a richiedergli se pagava o meno.

Torniamo a casa, siamo tritati, non ho idea di che ora sia ma al solo pensiero che il giorno dopo dovremo replicare con i brindisi sono preoccupato, anche Marco lo è, non so chi dei due abbia bevuto di più, nel dubbio appena siamo nel nostro letto matrimoniale sotto la zanzariera gli ricordo che ormai la sua occasione di sesso l’ha buttata e di non pensare nemmeno di rifarsi con me. Non si sa mai, meglio mettere subito le cose in chiaro.

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