TROPPA TRAMA
Quelli della mia generazione hanno vissuto un’adolescenza
strana, o quantomeno diversa dai giovani di oggi, non avevamo internet, gli
smartphone, i cellulari, i tablet, le connsessioni, la tecnologia di ora… ma
soprattutto non avevamo youporn. O meglio non avevamo lo youporn che possono
avere i ragazzi di oggi, quello che trovi in internet con un semplice click e
che ti apre un mondo di video, diciamo non prettamente consigliati dai medici a
meno che non siano oculisti. Però anche noi avevamo i nostri impulsi, i nostri
desideri ed il nostro youporn, solo che si chiamava Postalmarket. Tra l’altro
era decisamente più discreto di uno schermo da cui escono urla da indemoniati,
innanzitutto era quasi sempre già in bagno ma anche non lo fosse stato bastava
aprirlo alla pagina dei coltelli (sì per quanto incredibile c’era anche una
pagina dei coltelli) ed esclamare con disinvoltura entrando in bagno “ah pensa
te è uscita la nuova serie miracle blade”, una volta chiuso in bagno ti
fiondavi sulle modelle in biancheria. Inutile dire che le mie pagine preferite
erano quella dei reggiseni per l’allattamento che mostravano come potevano
essere aperti e quella delle mutandine. La vera festa era quando trovavi la
modella mora che indossava gli slip bianchi… non so se mi spiego. A quel punto
sì che ti tornava in mente il loro magnifico jingle “con Postalmarket sai uso
la testa, ed ogni pacco che mi arriva è una festa” che avevo opportunamente
modificato in “con Postalmarket sai uso la destra, ed ogni volta che mi arriva
faccio festa”. Erano gli anni dell’innocenza… e del polso dolorante.
In quegli anni andavo anche da un barbiere dietro casa mia,
era lentissimo, antipatico e tagliava i capelli di merda, ma nelle mensole
sotto il lavandino aveva la più grande collezione di riviste “zozze” che
chiunque avesse mai visto. Ovviamente a noi ragazzi non le faceva leggere, il
mio migliore amico ci aveva provato un paio di volte ma non c’era stato verso,
però spesso se ti accucciavi sulla poltrona e inclinavi il capo di 15 gradi
riuscivi a vedere almeno due o tre copertine. Ovviamente, quando tornavo a
casa, mia mamma si incazzava con me per il taglio tutto storto allora mi
difendevo “mamma te l’avevo detto che Pasquale li taglia da schifo”. Poi
Pasquale chiuse e poco più in là aprì una parrucchiera, lei non aveva
giornaletti zozzi nemmeno per i clienti più grandi, ma aveva una sorella che
faceva la shampista ed aveva un seno enorme, sarei andato a farmi lavare i
capelli anche tre volte al giorno.
Il passo successivo fu riuscire a comprare alcuni Playboy in
edicola. Avevamo 15/16 anni e non ce li avrebbero mai venduti, fortunatamente
in classe con noi c’era una ragazzo ripetente, in ogni classe che si rispetti
ce ne dovrebbe essere almeno uno, a 14 anni aveva più barba di quanta ne abbia
mai avuta io in tutta la vita, per cui lo mandavamo avanti con una colletta dei
soldi di tutti, un po’ come quando a 10 anni si mettevano gli spiccioli insieme
per comprare il tango per giocare al pallone, e comprava tutto quello che
riusciva a farci entrare. Da lì in poi era uno sfogliare ed urlare tutti
insieme per ogni donna nuda. Poi a fine giornata nessuno se la sentiva di
portare a casa quei giornaletti compromettenti per cui molto spesso si
buttavano a meno che un coraggioso, sapendo i genitori non presenti in casa, si
offriva di prenderli lui e nasconderli. Ovviamente non li avrebbe mai più
riportati agli altri e nessuno avrebbe avuto il coraggio di richiederli.
Tutto cambiò con l’avvento di Colpo Grosso. Non potete
rendervi conto dell’innovazione portata da Colpo Grosso se non avete vissuto
quegli anni, era un paradiso di lussuria, peccato, seni, ragazze cin cin e
“caldooo” “freddooo”. Interi gruppetti di ragazzi il giorno dopo si trovavano a
disquisire con competenza e arguzia di Diritto Commerciale e di integrali
risolvibili con il metodo di Riemann. In effetti questa parte era un piccolo
inconveniente dovuto al fatto che Colpo Grosso lo davano sul 7 ma appena i genitori
entravano in sala all’una di notte eri costretto a premere il più velocemente
possibile un bottone sul telecomando e regolarmente premevi +1. Beh all’una di
notte sull’otto c’erano le lezioni o di diritto o di matematica di noiosissimi
e improbabili docenti che snocciolavano per ore argomenti totalmente
incomprensibili. Così quando il mio babbo entrava e mi guardava con sguardo
indagatore io mi limitavo a rispondere “siamo alla proprietà additiva degli
integrali, molto interessante” e ovviamente dovevo lasciare quel canale finché
non se ne fosse andato. In quegli anni con il furioso premere +1 e -1 imparai a
calcolare chi avesse il seno più grosso tra le ragazze cin cin grazie al
Teorema del Confronto tra integrali.
Però volevamo di più per cui una volta cresciuti e diventati
maggiorenni, o quanto meno sembrandolo un po’ tutti, non potevamo
accontentarci, dovevamo passare a roba più seria. Le videocassette, le
noleggiavamo, le sdoppiavamo e le commerciavamo tra noi in classe. Ogni tanto
arrivava uno con la frase “ehi ragazzi ieri ne ho visto uno fighissimo, roba
incredibile, chi lo vuole” ed era tutto uno sbracciarsi “io” “io”, “ok allora
te domani e te dopo il fine settimana appena me lo riporta il bidello” “come il
bidello?” “oh se non glielo davo mi rompeva le palle perché ero a fumare”. Il
bidello diventò presto punto di scambio e raccordo tra chi voleva fumare e chi
vedere i porno. Ma il vero problema nei porno di allora era la trama.
La questione della trama è un elemento prettamente maschile,
mi spiego, quando andavamo a noleggiare i porno alle superiori non c’erano le
videobank impersonali dove mettevi una tesserina, il codice segreto a 4 cifre
che conservavi nelle mutande ed entravi nel magico mondo di titoli e locandine
porno che sfogliavi con attenzione fino a che non trovavi il titolo a te più
gradito. No. Entravi da Imperial andavi dal commesso che stava alle
videocassette e con fare fintamente disinteressato chiedevi “un film… (pausa ad
effetto) di quelli con la X” lui capiva, andava dietro una tenda rossa e
tornava con una videocassetta chiusa in una scatola nera. Nessuno aveva il
coraggio di mettersi lì a guardare cosa ci fosse dentro per discutere magari
con il commesso di scene madri o visione del regista, uscivi e correvi via. Arrivavi
a casa e la aprivi nella forte speranza di non trovare un film che avevi già
preso o peggio un film per gay. Il fatto è che se eri da solo poco male se
invece dovevi vederlo con gli amici aver preso un film di merda ti marchiava a
fuoco. Ti avrebbero offeso per settimane e tra tutte le colpe la peggiore era
se il film aveva lunghissimi e noiosissimi discorsi al che tutti si alzavano
urlando “TROPPA TRAMA” e ti riempivano di pattoni.
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