lunedì 19 settembre 2016

Disturbi

Di disturbi, psicopatie e problemi vari

“Eh mi fa male la gamba” è questa la risposta che do più di frequente. Il problema è che non esiste una vera domanda a cui abbinare questa risposta, è più un riflesso condizionato, una cosa che si dice d’istinto per rispondere ad uno sguardo interrogativo che chiede più spiegazioni di mille domande dirette. Questo perché effettivamente sto camminando in maniera strana, con passi di ampiezza diversa e dopo questa domanda il mio camminare diventa inequivocabilmente ancora più “sgradevole” e claudicante perché devo tener conto contemporaneamente sia di ciò che ho appena detto che del mio obiettivo principale che non ho ancora del tutto abbandonato. Anzi forse mi è ancora più caro di prima dato che per raggiungerlo ho appena fatto una figura di merda. L’obiettivo è quella fottuta striscia bianca sull’asfalto lì a 20 metri, mi guarda, mi sfida, mi lancia occhiatacce e mi dice “tanto non ce la farai a scavalcarmi con la gamba sinistra”, ma io non cedo, non voglio cedere, la striscia precedente l’ho passata con la destra, non posso passarne due di seguito con la stessa gamba, mi toccherebbe poi trovarne due da sorpassare con la gamba sinistra e so per certo che non ce ne sono altre due lungo il mio tragitto. All’inizio avevo erroneamente pensato che tenendo un’andatura regolare mi sarei trovato perfettamente di fronte alla linea ed il mio piede sinistro l’avrebbe sorpassata in scioltezza, ma ulteriori calcoli in fase di avvicinamento mi hanno mostrato l’errore di partenza, i passi si fanno via via più brevi, ricalcolo…, no niente ancora non ci siamo accorcio ancora l’ampiezza, ricalcolo… peggio mi sento, con passi più brevi il calcolo si fa più difficile, devo aumentare l’ampiezza. Ma di quanto? Ogni calcolo successivo si fa più complicato, l’ampiezza dei miei passi varia ogni due e vedo che un signore accanto mi osserva interrogandosi se stia bene o no. È lì che la risposta non può essere “sto solo cercando di arrivare con la gamba giusta alla striscia” perché altrimenti sembrerei ancora più strano di quello che sono per cui l’unica è fingere un dolore alla gamba che giustifichi questo mio camminare.
Ovviamente i più sciocchi e superficiali potrebbero invece domandarsi “per quale motivo devi superare una striscia con un piede e una con l’altro?”, è ovvio, se le passi tutte e due con lo stesso piede quello si “gonfia”, è diverso dall’altro. Si sente proprio lui a disagio e mi urla di non fargli più passare strisce per primo. È come quando sali i gradini due a due e sono dispari…. Come cazzo si fa a fare rampe di gradini dispari. I gradini dovrebbero essere pari in ogni rampa per legge. Se sono dispari una gamba ne risente perché alla fine sale un solo gradino e se invece c’è una rampa successiva ti tocca sperticarti in maniera assurda per fare il primo gradino della rampa successiva con lo stesso passo dell’ultimo della precedente. Tra l’altro in quella situazione se ti vedono non ci sono scuse che reggano, infatti io mi lancio a terra e fingo un attacco epilettico, lo trovo più dignitoso. Oppure come quelle scale con gradini stupidamente larghi per cui non ce la fai a salire un gradino a ogni passo ma non ce ne entrano due per cui ti trovi a salire sempre con la stessa gamba. Ne conto 5, faccio tre passi e via 5 con l’altra… ma se non sono multipli di 5? Gli ultimi li salgo a corsa a grandi falcate cercando di perdere il conto in modo da non dover pensare che magari il numero totale era divisibile per 4.

Capisco che siano cose “delicate” e che raccontarle possa farmi passare per pazzo, è per questo motivo che non dico mai a nessuno del filo che ho dietro attaccato alla schiena perché sarebbe ancora peggio. Ricordo ancora quando parlandone con un collega mi disse: “certo che sei strano a fare queste cose” avrei voluto dirgli che era vero, che anche io me ne vergognavo ma non riuscivo a smettere, poi però vedendolo fare incredibile attenzione a non pestare le vie di fuga delle mattonelle 60x60 ho pensato che probabilmente sono strano ma sono meno solo di quello che pensassi.

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